ANDREA ADDIS, ALUNNO DELLA 2^ A DEL LICEO “ASPRONI” DI NUORO, TERZO CLASSIFICATO AL CONCORSO NAZIONALE-INTERNAZIONALE DI POESIA “L’ALLORO DI DANTE – JUNIOR”
L’associazione Rinascimento Poetico e il Centro Dantesco di Ravenna hanno indetto quest’anno la seconda edizione del Concorso Nazionale-Internazionale di Poesia “L’Alloro di Dante – Junior”: si tratta indubbiamente di un evento davvero molto importante, finalizzato ad avvicinare giovani studenti all’opera straordinaria del Sommo Poeta, Dante Alighieri, il Padre della lingua italiana, incoraggiandoli nello stesso tempo alla scrittura e all’espressione poetica.
Il bando, per opere inedite, mai postate sui social e mai premiate in altri concorsi, presentava un’unica sezione, a tema “Il Cosmo”, che ha tratto ispirazione dalla seguente terzina dantesca: “I’ mi volsi a man destra, e puosi mente // a l’altro polo, e vidi quattro stelle // non viste mai fuor ch’a la prima gente.” Siamo nel Purgatorio, Canto I (vv. 22-24). Dante gioisce nell’osservare l’azzurro del firmamento dove, verso il cielo australe, riesce a scorgere quattro stelle la cui luce è stata visibile solo a due esseri umani: Adamo ed Eva che abitarono il Paradiso Terrestre. Sono le quattro stelle della croce del sud, costellazione utile all’orientamento nell’emisfero australe. Esse rappresentano le quattro virtù cardinali ossia temperanza, giustizia, prudenza e fortezza. Tra i 15 studenti provenienti da tutta Italia ha partecipato al concorso anche Andrea Addis, allievo della classe 2^A del Liceo Asproni, che si è classificato al terzo posto con la poesia “Etereo”. La giuria, composta da poeti e autorevoli personalità del panorama culturale italiano, nominati da Rinascimento poetico e dal Centro Dantesco, così si è espressa in merito al componimento: “Lievi parole accompagnano concetti profondi che toccano il cuore, suggeriscono emozioni di un autore sognatore -musicista che, nel buio della notte, si affaccia dalla finestra del cosmo a catturarne la bellezza graffiante. Tutti i sipari sulla vita si aprono e lui, lì, sospeso nel vuoto a galleggiare, ad ascoltare le musiche dell’universo. Scrittura semplice, piana e suggestiva”. Tanta soddisfazione e profonda gioia per questo così significativo riconoscimento sono state espresse dal Dirigente Scolastico del Liceo “Asproni” di Nuoro, il prof. Antonio Fadda, da tutti i docenti e particolarmente dalla prof.ssa Giovanna Salis, docente di Lettere della classe 2^A, che ha sostenuto e promosso la partecipazione dello studente. La cerimonia di premiazione si è svolta a Ravenna presso la Basilica di San Francesco, la chiesa di Dante, a fianco alla sua tomba, alla presenza di note personalità del mondo della cultura.
La manifestazione che ha visto protagonista Andrea Addis e tanti giovani studenti acquista un valore davvero particolarmente rilevante: è bellissimo pensare che tanti ragazzi come Andrea siano stati sollecitati dal fascino perenne, inesausto, che promana dalla figura di Dante, poeta doctus ed appassionato, animato da un fortissimo impegno intellettuale e da un profondo anelito di giustizia, la cui opera è come uno straordinario thesaurus di valori universali, ed abbiano avuto il piacere di cimentarsi in una gara di poesia per mettersi alla prova con le proprie capacità, la propria sensibilità, il proprio talento. E’come un vero e proprio raggio di sole, un piccolo grande segno di speranza sul futuro degli studi umanistici, a testimonianza del fatto che essi possono ancora e sempre esercitare efficacemente una profonda attrattiva sui giovani. E da qui possono dipanarsi ulteriori considerazioni circa il ruolo e la funzione della letteratura, e della poesia in particolare. Gli studi umanistici servono ancora oggi, soprattutto in un’epoca come la nostra, dominata dalla tecnologia, dal sapere scientifico, in una società sempre più dedita al consumismo e al materialismo? Spesso ciò che non si può toccare con mano o avere immediatamente viene ritenuto inutile o comunque non essenziale. E per la verità questo accade non solo oggi: a chi gli chiedeva a che cosa servisse la filosofia Aristotele, (definito da Dante il “maestro di color che sanno”) rispondeva che la filosofia non è una serva: “La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile”. E lo stesso può dirsi della letteratura e della poesia, da ritenersi quali esperienze privilegiate di conoscenza, capaci di intensificare la vita, ossia di renderla più intensa, e che attraverso il diletto ci consolano della precarietà del nostro vivere. Mediante l’immaginazione, la contemplazione, la riflessione, esse sviluppano l’empatia, la autentica comprensione dell’altro, accrescono una sempre maggiore consapevolezza di noi stessi e della realtà, spiegandone i significati più riposti, consentendoci di esplorare le pieghe più segrete del cuore umano. In una delle pagine più belle del suo “Zibaldone” Giacomo Leopardi affermava: “All’uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d’una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione”. In un’epoca dominata dall’immanente, dall’ hic et nunc, ossia dal qui e ora, che troppo spesso dimentica la dimensione del trascendente, la poesia ci richiama alla “doppia visione” di cui parla Leopardi, permettendoci di vedere la realtà e le cose con un altro sguardo, meno epidermico, meno superficiale, più profondo. Ed ancora accostarsi alla poesia significa in qualche modo nobilitare e quindi elevare la propria esistenza con un cibo spirituale complementare a quello materiale: così Dante nel “Convivio”: “Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli si manuca! e miseri quelli che con le pecore hanno comune cibo!”. Concetto che riecheggia nel più celebre verso della “Commedia” fatto pronunciare a Ulisse: “Considerate la vostra semenza: // fatti non foste a viver come bruti // ma per seguire virtute e canoscenza”. Piace pensare che il brillante esito riportato da Andrea Addis sia motivo di incoraggiamento per lui (e per tanti) lungo un percorso di formazione volto al consolidamento delle sue capacità e connotato da soddisfazioni lusinghiere come quella appena ottenuta.
di Venturella Frogheri, tratto da L’ORTOBENE