Il fotografo di Mauthausen di Anna Cossellu

Nel 1941, a soli ventun anni, Francisco Boix venne catturato dai soldati tedeschi e reso prigioniero nel campo di concentramento di Mauthausen: lì venne impiegato come fotografo dalle SS nel laboratorio fotografico del campo dove ebbe la possibilità di osservare e visionare più di migliaia di fotografie che raccontavano i crimini perpetrati sul campo, i nazisti che ci giungevano e le angherie che subivano i prigionieri. Da solo riuscì a sottrarre molto materiale e nasconderlo per poi recuperarlo poco prima di essere liberato: le migliaia di fotografie lo resero un testimone chiave al processo di Norimberga e Dachau.  

Francisco Boix: il Fotografo di Mauthausen – Vanilla Magazine

Boix sarà ricordato dai i posteri come

“il fotografo di Mauthausen”. 

Francisco Boix: il Fotografo di Mauthausen – Vanilla Magazine

Francisco nacque il 31 agosto 1920 a Barcellona e, essendo cresciuto in un quartiere popolare, militò nella Gioventù Socialista della Catalogna e si appassionò sin dalla giovinezza alla fotografia: una passione trasmessagli dal padre. Ottiene, perciò, durante la guerra civile spagnola, il lavoro di fotoreporter per la rivista “Juliol”. Alla fine degli anni ‘30 venne arruolato nella trentesima divisione dell’esercito; nel 1939 assieme ai repubblicani spagnoli fu costretto ad abbandonare il conflitto contro le truppe franchiste e ad esiliare in Francia, qui venne internato prima nel Campo d’internamento di Le Vernet e poi a Septfonds. Nel 1940 la Francia venne occupata dai nazisti e un anno dopo, il 27 gennaio, Francisco fu catturato dai tedeschi e reso un prigioniero politico spagnolo del Campo di concentramento di Mauthausen. Furono 9.328 gli spagnoli internati nei campi di concentramento nazisti, di questi, ben 7.532 furono internati nel solo campo di Mauthausen, fra questi c’era Francisco Boix, che sopravvisse alle 4.816 vittime spagnole uccise nel campo austriaco. 
La testimonianza di Boix viene considerata importantissima poiché durante i quattro anni di prigionia nel campo (fino al 5 maggio 1945) egli riuscì a raccogliere informazioni di importanza vitale, non solo sul campo di Mauthausen ma anche su quello di Gusen, che ebbe modo di visitare nel 1943.   

             

La prima assegnazione, come per altri suoi connazionali, fu la famigerata cava di granito, sotto la supervisione del brutale SS Hans Spatzenegger, direttore delle cave. Ben presto però, grazie all’aiuto dei suoi compatrioti comunisti che, rispetto agli altri connazionali che lavoravano nelle cave, godevano di certi privilegi perché impiegati in servizi indispensabili (cuochi, segretari, tecnici o barbieri), fu assegnato al servizio identificazione dei prigionieri, un lavoro “privilegiato” e questo grazie al fatto di essere stato prima della prigionia un fotografo. 

Il servizio identificazione era gestito dalla Gestapo che identificava e fotografava i prigionieri al loro arrivo, schedandoli, anche se molti SS ne approfittavano per sviluppare e stampare soggetti personali. Boix, dall’archivio esistente nel reparto identificazioni del campo, si accorse anche di come molte foto erano usate come propaganda idealizzando il campo di Mauthausen come un luogo “normale” con falsi prigionieri ben nutriti e felici. Un’altra scoperta di Boix fu quella che una sezione dell’archivio fotografico aveva un considerevole numero di foto di internati morti “accidentalmente” e illegalmente uccisi, ragion per cui a Mauthausen tutto veniva fotografato.

Il responsabile della sezione di identificazione era Paul Ricken, un fanatico nazista, che secondo il racconto che fece Boix, fu da subito interessato ad avere un assistente che aveva il compito di fotografare con una Leica scene e soggetti che di volta in volta gli avrebbe assegnato. Cinque mesi dopo il suo internamento, il 21 giugno 1941, Boix prese una decisione audace e allo stesso tempo pericolosa per la sua stessa vita ossia rubare le foto che dimostravano le stragi di massa, inoltre, poiché era lui che si occupava di sviluppare i negativi per poi stamparli, fece una copia in più di quelle foto che dimostravano la ferocia dei nazisti sugli internati. Cercò e trovò degli alleati validi nei componenti principali del partito comunista nel lager, che seppur pochissimi, diedero il loro nullaosta al piano, ritennero infatti che se anche solo uno di loro sarebbe sopravvissuto, avrebbe potuto portare la testimonianza di quelle foto al di fuori del campo e che quindi il gioco sarebbe valso la candela. 

Le foto e i negativi rubati volta per volta furono nascosti in una prima fase, in un luogo inviso ai nazisti, il crematorio. Al mattino trasferivano il materiale “parcheggiato” nel crematorio permanentemente nella falegnameria del campo in cui lavoravano i compatrioti di Boix, ed in cui c’erano decine di nascondigli in un ambiente trafficato e rumoroso. Furono eseguiti 30 furti e usati diversi nascondigli. Una delle occasioni più importanti che poteva dimostrare fotograficamente che i vertici delle SSe  del conoscevano quanto accadeva a Mauthausen si presentò quando il campo fu visitato dal Reichsführer delle SS, Heinrich Himmler, accompagnato da Ernst Kaltenbrunner, da diversi membri del partito ed impiegati delle industrie che sfruttavano la cava di Mauthausen. Ricken in quella occasione riprese tutto l’evento per cui il materiale fu a disposizione di Boix che, con uno stratagemma, fu portato fuori dal campo e consegnato a Frau Pointner, una donna coraggiosa che aveva rischiato la vita nascondendolo «in un buco del muro» dietro casa sua. Dopo la liberazione di Mauthausen da parte degli americani, Boix recuperò la sua “refurtiva”. 

Francisco Boix – Il fotografo di Mauthausen – AppRodo
Liberazione di Mauthausen

La testimonianza di Boix con parte delle foto e dei negativi trafugati da Mauthausen vennero usati in due processi, quello internazionale di Norimberga e quello di Dachau condotto da giudici americani per i crimini commessi a Mauthausen. A Norimberga le sue fotografie e la sua testimonianza servirono ad incastrare Ernst Kaltenbrunner fotografato insieme ad Himmler e Franz Ziereis a Mauthausen. Kaltenbrunner aveva mentito ai giudici dichiarando di «non sapere dei campi.  Dopo la liberazione di Mauthausen si trasferì a Parigi dove lavorò come fotoreporter per diversi giornali e riviste. Appena trentenne nel 1951 morì a Parigi per insufficienza renale, forse dovuta alle privazioni patite nel campo di concentramento. Nel 2017 la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, in una solenne cerimonia, ha reso omaggio a Francisco Boix. Nel riconoscere i meriti per il suo lavoro negli anni trascorsi nel campo di sterminio di Mauthausen, ha voluto riesumare i resti dal cimitero di Thiais, dove rischiavano di scomparire, per dare loro sepoltura nel Cimitero di Père-Lachaise, non distante da Paul Eluard e Gerda Taro. 

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