IL PROBLEMA DELLE SEPOLTURE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS di Stefano Di Maio
NY sotto shock: centinaia di cadaveri lasciati per strada in camion frigoriferi, continua il problema delle sepolture ai tempi del Coronavirus. I corpi, circa 650, appartengono a persone morte a causa del virus nei mesi scorsi sono ancora parcheggiati in camion frigoriferi sul lungofiume a Brooklyn.
New York non è nuova a macabri scandali di questo tipo: già lo scorso 30 aprile quattro camion pieni di cadaveri sono stati trovati parcheggiati in strada a New York e i passanti denunciavano il forte odore. Secondo la NBC, che cita fonti del NYPD, la responsabilità cadrebbe su un’agenzia di pompe funebri di Brooklyn che, esauriti i posti in periodo di Coronavirus, avrebbe utilizzato camion riempiti di ghiaccio come deposito per le salme dei defunti.
Attualmente invece i già citati 650 corpi non si trovano sul lungofiume a causa dell’inefficienza di un’agenzia privata, ma poiché queste salme appartengono a persone delle quali non è stato possibile rintracciare le famiglie o a quelli le cui famiglie non si potevano permettere un’adeguata sepoltura.
Lo Stato ha provato maldestramente a disporre un contributo per i funerali, proponendo a maggio 900 dollari fino ad arrivare ai 1700 attuali; cifre irrisorie se consideriamo che il costo medio di un servizio tradizionale con sepoltura, si aggira sui 9 mila dollari e che una cremazione costa circa 6.500 dollari.
Ovviamente non solo l’America si ritrova ad affrontare problemi di natura simile, anche in Europa a marzo si sono affrontate varie difficoltà riguardo questi temi; il caso più eclatante probabilmente è quello che ha colpito la comunità islamica europea.
Non sono solamente i vivi, infatti, a non potersi più spostare liberamente a causa della pandemia di Covid-19. Le comunità musulmane di tutta Europa si sono trovate di fronte all’impossibilità di trasportare i propri cari defunti nei Paesi d’origine a causa della chiusura delle frontiere.
Un problema soprattutto per i migranti di prima generazione, arrivati in Europa negli anni ’60 e ’70 in cerca di lavoro, e che preferiscono essere sepolti nel luogo in cui sono nati.
Il Marocco, ad esempio, ha sigillato i propri confini sia per i vivi che per i morti.
In Francia, dove vive la più grande popolazione musulmana d’Europa, circa 5 milioni di persone, il numero di morti si è moltiplicato a fronte di un numero limitato di spazi dedicati alla sepoltura islamica nei cimiteri francesi. La maggior parte dei defunti veniva infatti trasportata, in tempi normali, nei Paesi di origine (soprattutto Marocco e Algeria).
Il rito islamico richiede che i morti siano sepolti nella tomba in cui riposeranno per sempre. Tuttavia, sia nei Paesi Bassi, dove l’associazione degli Imam non ha posto veti o restrizioni, che in Francia le concessioni durano di norma 15 anni e devono essere rinnovate, pena rimozione del corpo: un dettaglio non irrilevante che crea complicazioni finanziarie, culturali e religiose ad alcuni fedeli di religione islamica.
Il problema è anche economico per le aziende che lavorano nel settore: ad esempio, l’azienda “Schiphol Mortuarium”, specializzata nel rimpatrio di corpi dai Paesi Bassi, ne sta risentendo. La camera mortuaria di solito facilita il rimpatrio di circa 2 mila salme ogni anno, di cui 500-600 verso il Marocco, stando ai dati indicati dal direttore Hans Heikoop.
Ora i corpi sono tenuti in celle frigorifere in attesa dei voli, vi possono rimanere per settimane o per mesi, se imbalsamati. Se la maggior parte dei voli passeggeri è bloccata a terra, alcune bare possono ancora essere trasportate sugli aerei cargo verso paesi come la Turchia, ma non in Marocco.
E in Italia?
Come denuncia Badia Bouzekri, vice presidente dell’Unione comunità islamiche italiane (UCOII) a Osservatorio Diritti, diverse amministrazioni locali non concedono aree riservate alla sepoltura per i fedeli musulmani, nonostante i cimiteri in Italia siano comunali, non religiosi, e la legge preveda che ci possano esserci reparti speciali per le persone di culti diversi da quello cattolico.
Gli spazi assegnati alle comunità islamiche italiane sono 48 in tutto il Paese per una comunità musulmana stimata in oltre 2 milioni e 600 mila persone. L’Imam Mustapha Baztami, delegato nazionale UCOII per il dialogo interreligioso e segretario della comunità islamica di Teramo, dice a Euronews che si tratta di “un’emergenza nell’emergenza”.
Nonostante il ministero dell’Interno si sia impegnato a trovare soluzioni, scrivendo ai prefetti o esortando i comuni ad accettare nei cimiteri defunti di altre province, e nonostante siano stati in questi mesi aperti diversi spazi cimiteriali (soprattutto nel nord Italia) “le aree non bastano”.
Dunque il problema delle sepolture in questo particolare periodo storico sta tenendo banco praticamente in ogni continente, senza contare che ulteriori problemi sono rappresentati dalle divergenze socio-culturali e i problemi economici delle varie realtà nazionali in giro per il mondo; l’augurio di un quanto più prossimo ritorno alla normalità si fa sempre più sentito soprattutto quando si tratta di un tema, quello delle tombe e dei riti funebri che, come Foscolo ci insegna nei “Sepolcri”, sono l’unico modo, insieme alla poesia, di eternare il ricordo dei nostri defunti.